15 aprile 2024

A PROPOSITO DI LIBERTA' DI PENSIERO

(Foto di https://twitter.com/AliAbunimah)

13 aprile 2024  Post   Potere al Popolo  

https://www.facebook.com/poterealpopolo.org

Questa è l'Università Federico II oggi. Più di cinquecento persone: il Rettore, docenti, ricercatori, personale tecnico-amministrativo, studenti e studentesse.

Questa mattina ha avuto luogo uno dei momenti più alti di dibattito democratico nelle nostre università.
Quasi quattro ore di interventi, di botta e risposta, di argomentazioni e riflessioni. Con al centro il tema delle collaborazioni tra università italiane e israeliane, il ruolo delle nostre istituzioni nel genocidio che Israele sta consumando a Gaza, ma anche lo stato della democrazia nel nostro paese, che il governo vorrebbe oscurare a colpi di manganello e criminalizzazione mediatica.
Studenti e studentesse hanno ottenuto dal rettore Lorito che nel prossimo Senato accademico del 24 aprile venga discussa in presenza di una delegazione, un documento redatto dagli studenti che chiede la rescissione delle convenzioni esistenti tra l’ateneo napoletano e le università israeliane. Altro risultato: la promessa di dimissioni del Rettore Lorito dalla fondazione Med-Or, anello di congiunzione tra la ricerca accademica e l'undicesima industria italiana di armi al mondo, la Leonardo.
Tutto ciò è stato possibile non per la buona volontà del Rettore, ma grazie all'occupazione del rettorato da parte della comunità studentesca. Ci hanno ripetuto fino allo sfinimento che gli studenti pro Palestina sono dei violenti, degli antidemocratici, addirittura degli antisemiti, scomodando persino Mattarella in occasione della contestazione all'iniziativa a numero chiuso con il direttore di Repubblica Maurizio Molinari. Ebbene, mentre Molinari è stato sfiduciato per un episodio di censura dalla sua stessa redazione, gli studenti hanno prodotto un importante momento di democrazia.
Quella democrazia di cui si riempiono la bocca Governo e opposizione che in 6 mesi non hanno saputo fare niente di concreto per aprire un dibattito nel paese contro un genocidio in corso.
Gli studenti hanno dimostrato che la democrazia non è una parola vuota. È un fenomeno concreto, che si difende anche con la lotta, con le manifestazioni e le azioni di questi mesi, spesso nel silenzio della stessa "opposizione parlamentare", legata a doppio filo a Israele.
E hanno dimostrato che chi si straccia le vesti in nome della democrazia, chiedendo nuove norme liberticide della liberta di espressione e di dissenso, è il suo vero, primo nemico.



Berlino, la polizia interrompe il congresso sulla Palestina


Dopo settimane di martellante campagna terroristica da parte dei media e della politica tedesca contro un incontro definito “intollerabile” dal sindaco di Berlino, il congresso di tre giorni organizzato per discutere del massacro in corso a Gaza e del ruolo tedesco nel supportarlo è stato bloccato e vietato dalla polizia dopo pochi minuti dall’inizio del secondo intervento. Udi Raz, ebreo tedesco portavoce di Jewish Voice for Peace in Germania, è stato arrestato.

La polizia ha tagliato l’elettricità alla sala e ha avvisato partecipanti, organizzatori e speakers che sarebbero stati perseguiti legalmente. Definiti “odiatori di Israele”, non si trattava certo di facinorosi o antisemiti, ma di noti professori universitari, politici, medici, scrittori e ricercatori.

Due di loro non hanno potuto nemmeno entrare nel Paese: il governo tedesco ha infatti notificato a Yanis Varoufakis il divieto di ingresso in Germania e persino di parlare in collegamento. Il medico chirurgo palestinese e rettore dell’Università di Glasgow Ghassan Abu Sitta, che per 43 giorni ha prestato soccorso a Gaza con Medici Senza Frontiere, è stato fermato all’aeroporto di Berlino e letteralmente deportato. La polizia ha arrestato anche dei cittadini che protestavano per il trattamento a lui riservato e gli ha proibito di tornare all’aeroporto per un anno.

Il senso di colpa per la Shoah e la cieca difesa di Israele stanno portando la Germania a livelli di intolleranza indegni di uno Stato in teoria democratico.      


Un’università tedesca ritira l’offerta di lavoro a un’ebrea americana per una lettera pro-palestinese

Apr 11, 2024 | Notizie  di Kate Connolly,   The Guardian


Un’portante filosofa ebrea americana è stata esclusa da una prestigiosa cattedra all’Università di Colonia dopo aver firmato una lettera in cui esprimeva solidarietà ai palestinesi e condannava le uccisioni compiute dalle forze israeliane a Gaza. 
Nancy Fraser, docente di filosofia e politica presso la New School for Social Research di New York, ha dichiarato di essere stata cancellata dall’università, che ha ritirato l’invito alla Albertus Magnus Professorship 2024, una posizione di visiting, che le era stata assegnata nel 2022. La lettera sottoscritta da Fraser è del novembre 2023, in seguito all’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre e ai successivi attacchi di Israele a Gaza.
I colleghi accademici hanno scritto una lettera all’università di Colonia per protestare contro il divieto. In essa, essi definiscono il ritiro dell’invito “un altro tentativo di limitare il dibattito pubblico e accademico su Israele e Palestina invocando presunte linee rosse chiare e distinte sancite dal governo tedesco”.
La lettera, intitolata “Filosofia per la Palestina” e firmata dalla Fraser e da diverse centinaia di altri accademici, era indipendente dal lavoro della Fraser come studiosa e la sua cattedra a Colonia non aveva nulla a che fare con il conflitto israelo-palestinese.
L’Università di Colonia ha dichiarato in un comunicato che la decisione di cancellare l’invito è stata presa “con grande rammarico”. Il motivo era che nella lettera firmata dalla Fraser “si mette in discussione il diritto di Israele a esistere come ‘stato etno-suprematista’ fin dalla sua fondazione nel 1948″. Gli attacchi terroristici di Hamas contro Israele del 7 ottobre 2023 viene [sic] elevati ad atto di legittima resistenza”.
L’università ha dichiarato che la richiesta dei firmatari di boicottare le istituzioni israeliane a livello accademico e culturale è in contrasto con gli stretti legami dell’università con le istituzioni partner israeliane e che le opinioni espresse nella lettera non sono in linea con le sue dichiarazioni dell’ottobre 2022 sulla situazione nella regione mediorientale.
In un’intervista alla Frankfurter Rundschau, la Fraser si è definita vittima di un “maccartismo filosemita”, insieme ad altri accademici, come Masha Gessen, che sono stati destituiti in Germania per le loro opinioni sul conflitto mediorientale, malgrado le crescenti critiche sul fatto che un consenso politico dominante pro-Israele ha bloccato ogni aperto dibattito.
“Dopo tutto, sono stata destituita in nome della responsabilità tedesca per l’Olocausto. Questa responsabilità dovrebbe valere anche per gli ebrei. Ma in Germania viene ristretta alla politica statale del governo israeliano attualmente al potere. Il maccartismo filosemita lo riassume bene. Un modo per mettere a tacere le persone con il pretesto di sostenere gli ebrei”, ha detto Fraser.
In un’intervista rilasciata a Die Zeit, in cui ha affrontato la questione del dovere della Germania, in quanto responsabile dell’Olocausto, di proteggere la vita degli ebrei, Fraser ha affermato che questo dovere viene erroneamente applicato per escludere le critiche al governo israeliano.
“Sono assolutamente d’accordo sul fatto che i tedeschi abbiano una responsabilità speciale nei confronti degli ebrei a causa dell’Olocausto. Ma equiparare le critiche al governo israeliano all’antisemitismo è semplicemente sbagliato. E mi permetto di aggiungere che anche io, come ebrea, sento una responsabilità particolare. Ma… questo non significa dare carta bianca al governo israeliano. Ciò che sta accadendo a Gaza non dovrebbe accadere – e soprattutto non in mio nome. Rifiuto fermamente l’equazione tra Israele ed ebraismo. L’ebraismo ha una ricca tradizione laica e, soprattutto, universalistica. Mi addolora quando viene ridotto all’attuale politica iper-etno-nazionalista di Israele”.
Alla domanda su cosa pensava rispetto al fatto che alla filosofa Judith Butler fosse stato permesso di assumere la stessa cattedra nel 2016, nonostante fosse stata molto critica nei confronti di Israele, Fraser ha risposto: “In Germania è aumentato il panico di fare qualcosa di sbagliato. Inoltre, la guerra a Gaza sta riaccendendo il nervosismo”.
La Fraser ha dichiarato che continuerà a tenere le conferenze che aveva programmato a Colonia, sia alla New School che in un’altra sede in Germania.
“Mi è stato suggerito di tenere le conferenze in altri luoghi della Germania con lo slogan: ‘Questo è ciò che non vi è stato permesso di ascoltare a Colonia’”.
In una lettera a Joybrato Mukherjee, rettore dell’Università di Colonia, la presidente ad interim della New School, Donna E. Shalala, ha definito la sua decisione “semplicemente oltraggiosa” e “offensiva” e gli ha chiesto di ripensarci. Ha commentato che Albertus Magnus, il filosofo, scienziato e vescovo libero del XIII secolo da cui la cattedra prende il nome, “sarebbe rimasto sconvolto”.
Negli anni ’30, la New School, ha sottolineato, aveva “salvato gli intellettuali che cercavano rifugio dai nazisti”, tra cui la teorica politica Hannah Arendt, lo psicologo Erich Fromm e il compositore Hanns Eisler.
“Abbiamo continuato il corpus del pensiero critico che era stato spazzato via, promuovendo le notevoli tradizioni dell’accademia tedesca”, ha scritto.

https://www.theguardian.com/education/2024/apr/10/nancy-fraser-cologne-university-germany-job-offer-palestine

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

 

INIZIATIVE IN SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE

  

                                                                                 

  

                                                                                              




MESTRE 


08 aprile 2024

Anatomia di un genocidio

                                             

Apr 2, 2024 | Notizie   di Francesca Albanese,

UN Human Rights Council, 25 marzo 2024, "Anatomia di un genocidio"

Relazione della relatrice speciale sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967, Francesca Albanese* 

Sommario 

Dopo cinque mesi di operazioni militari, Israele ha distrutto Gaza. Oltre 30.000 palestinesi sono stati uccisi, tra cui più di 13.000 bambini. Più di 12.000 morti e 71.000 feriti, molti con mutilazioni che cambiano la vita. Il settanta per cento delle aree residenziali sono state distrutte. L'ottanta per cento dell'intera popolazione è stato sfollato con la forza. Migliaia di famiglie hanno perso i propri cari o sono stati spazzati via. Molti non potevano seppellire e piangere i loro parenti, costretti invece a lasciare i loro corpi in decomposizione nelle case, in strada o sotto le macerie. Migliaia di persone sono state detenute e sistematicamente sottoposte a trattamenti inumani e degradanti. L'incalcolabile trauma collettivo sarà sperimentato per le generazioni a venire. Analizzando i modelli di violenza e le politiche di Israele nel suo attacco a Gaza, questa relazione conclude che vi sono ragionevoli motivi per credere che la soglia che indica la commissione di genocidio di Israele sia soddisfatta. Una delle scoperte chiave è che la leadership esecutiva e militare di Israele e i soldati hanno intenzionalmente distorto i principi jus in bello, sovvertendo le loro funzioni protettive, nel tentativo di legittimare la violenza genocida contro il popolo palestinese. * 

La presente relazione è stata presentata ai servizi della conferenza per l'elaborazione dopo la scadenza in modo da includere le informazioni più recenti.


La relazione completa si può consultare al link
https://www.assopacepalestina.org/2024/04/02/anatomia-di-un-genocidio/  

28 marzo 2024

Onu: cessate il fuoco. Passa la risoluzione con l’astensione Usa - ma .........................................

                               

Folla sugli aiuti umanitari lanciati dal cielo a Gaza 
Ap/Mahmoud Iss  – Ap/Mahmoud Iss

IL VETO STRAPPATO. Netanyahu cancella la visita di una delegazione israeliana a Washington. Guterres: «Un fallimento sarebbe imperdonabile»

«È una giornata storica», così i 10 membri non permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu hanno commentato il passaggio della risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, e arrivata dopo mesi di veti incrociati di Stati uniti, Russia e Cina. Il risultato è arrivato dopo quattro tentativi, e ha ottenuto 14 voti a favore inclusi quelli della Russia e della Cina, nessun veto, e una sola astensione, arrivata dagli Usa – che non però consente comunque alla risoluzione di procedere.

INIZIATIVE IN SOLIDARIETA' CON IL POPOLO PALESTINESE